Sei qui:
Home > Primo piano > Bruno Praticò: la lirica, Rossini e la cucina

Bruno Praticò: la lirica, Rossini e la cucina

L’incontro di oggi non è strettamente legato alla cucina ad un territorio o a una tradizione, anche se il canto lirico è sicuramente territorio e tradizione, credo che ogni cantante lirico metta nella sua interpretazione una innovazione e creatività personale come un grande chef la mette nei suoi piatti.
Poter conoscere un maestro della lirica come Bruno Praticò, non avviene tutti i giorni, e avere avuto l’opportunità di fare una chiacchierata con lui lo ritengo un grande onore.

Bruno Praticò è un’artista poliedrico, considerato uno dei più importanti interpreti mondiali dei ruoli da baritono buffo, partito dal Teatro alla Scala di Milano, non esiste un palco importante nel mondo che lui non abbia calcato, dal Metropolitan di New York, al Covent Garden di Londra, il Teatro San Carlo di Napoli, lo Wiener Staatsoper, il Teatro Comunale di Firenze, il Teatro Massimo di Palermo, il Teatro La Fenice di Venezia, il Teatro Comunale di Bologna, il Teatro Regio di Parma, il Teatro dell’Opera di Roma, il Teatro Carlo Felice di Genova, l’ Opéra de Montecarlo, l’ Opéra National de Paris, il Nederlandse Opera di Amsterdam, l’Opéra di Losanna, il Japan Opera Foundation e il New National Theatre di Tokyo, il Teatro De La Maestranza di Siviglia, il Teatro Real di Madrid e il Grand Théâtre di Ginevra. collaborando con i più importanti direttori d’orchestra, fra i quali Claudio Abbado, Bruno Campanella, Riccardo Chailly, Gianluigi Gelmetti, Donato Renzetti, Carlo Rizzi e Alberto Zedda, e non gli manca una produzione discografica, di grande rilievo.


NASCI AD AOSTA NEL 1958, DA LI CHE PARTE LA TUA CARRIERA ?
Quando ero bambino cantavo nel coro della parrocchia, la direttrice del coro sentendomi cantare mi consiglio di studiare canto. Io sin da bambino volevo fare l’attore o il cantante, ma non mi piaceva il canto lirico, però la lirica mi riusciva bene e mi permetteva di mettere insieme il canto con la recitazione e quindi andai a lezione dal Maestro Giuseppe Valdengo, un grande baritono che canto con Toscanini, poi ho frequentato i corsi di perfezionamento del Teatro alla Scala di Milano e di Rodolfo Celletti, da qui è partito questo viaggio che mi ha portato ad oggi.

UN TUO RICORDO DEL DEBUTTO ?
Non ho debuttato presto, avevo 24 anni, al Teatro alla Scala di Milano nel ruolo del mio primo “Don Bartolo” nel “Barbiere di Siviglia” di Gioachino Rossini. Una serata importante non solo per la mia vita artistica. Ero si emozionato, ma grazie al mio carattere forte e deciso sono riuscito a vincere ogni emozione, ho un bellissimo ricordo di quella serata.


TI SI PUO’ DEFINIRE UN CANTANTE/ATTORE COMICO ?
Opera buffa o opera tradizionale, io ho sempre creduto che sia più difficile far ridere che far piangere, per far ridere si rischia di scendere nella volgarità, per far piangere basta dire “la mamma è morta…”. Un comico ha sempre una vena drammatica nel suo dna, mentre è più difficile per un attore drammatico interpretare dei ruoli comici. Sai i ruoli comici richiedono una presenza scenica forte, decisa, non puoi essere titubante noi diamo energia al pubblico col nostro canto, questo è un lavoro che devi amare e fare con enorme passione, un lavoro che ci viene dato da un dio superiore, in cui io credo, si nasce cantanti e attori, non lo si diventa.

HAI ALL’ATTIVO PIÙ DI CENTO RUOLI DEBUTTATI, UN AMPIO REPERTORIO CHE VA DAL SETTECENTO NAPOLETANO A MOZART E ROSSINI, FINO A BELLINI, DONIZETTI, VERDI E PUCCINI. LA TUA VERSATILITÀ TI HA PORTATO AD AFFRONTARE IL REPERTORIO DEL NOVECENTO FINO AD ESSERE UN INTERPRETE DI IMPORTANTI OPERE CONTEMPORANEE, COME “DIVORZIO ALL’ITALIANA” DI G. BATTISTELLI E “CENERENTOLA.COM” DI L. GREGORETTI E N. SANI.
TU SEI UN CANTANTE ROSSINIANO ?

Assolutamente si, io mi definisco e sono un cantante Rossiniano, per me le opere di Giochino Rossini sono la massima espressione dell’opera buffa, fra tutte “Il Barbiere di Siviglia” non ricordo quante diverse produzioni ho fatto nel ruolo, a me più caro, di Don Bartolo, ricordo anche opere come: “Il viaggio a Reims”, “La Cenerentola”, “La gazzetta”, “L’equivoco stravagante”, “Il Conte Ory” e “Torvaldo e Dorliska” che mi hanno dato molte soddisfazioni. Sono particolarmente legato al “Rossini Opera Festival” di Pesaro, nel 1998 mi hanno assegnato il premio Rossini d’oro per il ruolo di Don Magnifico ne “La Cenerentola”


UNA CARRIERA PIENA DI RICONOSCIMENTI E PREMI NON ULTIMO NEL 2012 TI E’ STATO ASSEGNATO L’OSCAR DELLA LIRICA ALLA CARRIERA ?
Nella mia carriera artistica ho ricevuto molti premi e riconoscimenti, l’oscar alla carriera è arrivato in un periodo di intensa attività artistica, in questi ultimi anni ho viaggiato e sto viaggiando tantissimo. Oggi purtroppo le più importanti produzioni artistiche avvengono all’estero, ora sono in Olanda con il “Barbiere di Siviglia” per la regia di L.Dale, dove interpreto un “nuovo “ don Bartolo. Ho cantato con personaggi di grande calibro, da Pavarotti a Carreras, non mi sono mai sentito arrivato, dalla vita cerco sempre di imparare da chiunque.

SU QUESTA RIVISTA SI FINISCE SEMPRE A TAVOLA, LA CUCINA E’ IMPORTANTE NELLA TUA VITA?
Come ti dicevo io sono un cantante rossiniano, non solo per le sue opere, Rossini era un amante della buona cucina, è stato un grande mangiatore, un grande cuoco ed inventore di ricette. Si narra che Rossini soleva dire “Mangiare, amare, cantare e digerire sono i quattro atti di quell’opera comica che è la vita…” o “Per mangiare un tacchino dobbiamo essere almeno in due: io e il tacchino”. si narra anche che durante una visita di Richard Wagner nella sua villa di Passy, Rossini si assentò dalla conversazione diverse volte, per poi tornare dopo pochi minuti. Wagner chiese spiegazioni e Rossini rispose: “Mi perdoni, ma ho sul fuoco una lombata di capriolo, dev’essere innaffiata di continuo”.
Rossini era un grande amante del tartufo e del foie gras, e lo inseriva in molti piatti, come i Maccheroni alla Rossini, ripassati in padella col tartufo, ed i tournedos alla Rossini, cuori di filetto di manzo cucinati al sangue, poi coperti con foie gras e guarniti col tartufo.
Io sono amante della cucina di tutto il mondo, passando maggior parte dell’anno all’estero ho una alimentazione molto variegata, ma la cucina italiana rimane la mia preferita, anche la cucina giapponese mi piace molto, che non è solo sushi, è molto altro è una cucina complessa e articolata. Quando sono a casa cucino io, ma spesso il mio frigo è vuoto, essendo a casa spesso di passaggio non faccio grandi spese, quindi mi faccio invitare dai miei amici, specialmente dalla Teresa o da Tullio, che cucinano benissimo.

Top