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Mostra fotografica di “Vivian Maier” a Bologna

A Bologna nell’incantevole Palazzo Pallavicini, fino al 27 maggio potete visitare una mostra magnifica di fotografia dedicata ad una delle fotografe più apprezzate di questo secolo “Vivian Maier” (New York, 1 febbraio 1926 – Chicago, 21 aprile 2009). Sconosciuta fino al 2007, quando Johan Maloof, figlio di un rigattiere, acquista un box a un’asta e da una scatola emergono effetti personali femminili di ogni genere appartenenti a una donna, Vivian Maier, il cui contenuto è stato messo all’asta a causa di ritardi nel pagamento dell’affitto. Tra questi oggetti emerge anche una cassa contenente centinaia di negativi e rullini, tutti ancora da sviluppare. Dopo averne stampati alcuni ed averli mostrati in giro, Maloof si rende conto dell’immenso tesoro che ha tra le mani e, grazie alla sua intuizione ed accurata divulgazione, porta in breve tempo questa fotografa sconosciuta a essere apprezzata a livello mondiale. La mostra è stata realizzata da Palazzo Pallavicini con la curata di Anne Morin di “DiChroma Photography” sulla base delle foto dell’archivio “Maloof Collection” e della “Howard Greendeberg Gallery” di New York. La curatrice, in occasione dell’esposizione, ha seguito una selezione molta accurata delle migliaia di fotografie a disposizione; verranno, infatti, presentate ben 120 fotografie in bianco nero, di cui 10 in grande formato, 90 di formato medio più una meravigliosa sezione di 20 foto a colori relativa alla produzione degli anni Settanta dell’artista. Le sezioni in mostra sono: “L’infanzia”, Vivian Maier aveva una fortte empatia con i bambini, per carattere e per il lavoro che faceva. La fotografa aveva un rapporto tra adulti e bambini, testimoniato dalle innumerevoli immagine che li ritraggono insieme, come se attraverso la fotografia potesse studiare il vincolo che li lega. “Ritratti”, questa sezione racchiude per la maggior parte fotografie di donne, anziani ed indigenti. Sono la testimonianza dell’immensa curiosità della Maier per la vita quotidiana. Mentre alcune immagini sono chiaramente frutto di fotografie scattate di nascosto. altre sono il risultato d’incontri reali tra fotografa e modelli, ritratti di fronte e da vicino. Le immagini che ritraggono vagabondi o umili lavoratori sono istantanee scattate rispettando una certa distanza; quando invece la Maier fotografa gli individui delle classi più alte, quasi li urta di proposito, si intrometta scortesemente nel loro spazio vitale, provocando la risposta sgarbata e negativa che desidera e che cattura immediatamente sull’obiettivo con ironia e malizia. “Forme”, questa sezione definisce perfettamente l’ossessione della Maier non tanto per l’immagine in sé quanto per l’atto stesso del fotografare. Fotografare persone, scene di strada, oggetti, paesaggi etc. Si percepisce chiaramente che a volte l’oggetto dell’immagine trascendeva totalmente un qualsiasi discorso fotografico e si focalizzava solo sull’immagine stessa, senza soggetto né trama. “Foto di Strada”, sono fotografie memorabili dell’architettura e della vita urbana di New York e Chicago, sopratutto degli anni ’50 e ’60 e specialmente dei loro quartieri più popolari. La strada era il teatro.

Maier_055, 6/25/13, 9:50 AM, 16C, 5736×5466 (152+1453), 100%, Custom, 1/60 s, R36.6, G8.6, B22.8

Con le sue istantanee estraeva la bellezza dall’ordinario cercando nel quotidiano quegli spiragli quasi invisibili attraverso i quali accedeva al suo “mondo”. Fotografava semplicemente, quello che vedeva. Non aveva intenzione di catturare alcunché di eccezionale, solo le piccole cose veramente importanti per definire una persona o una situazione: un dettaglio, un gesto, un’inflessione della realtà che si trasforma in storia. “Autoritratti”, gli autoritratti segnano un tratto particolare della sua traiettoria fotografica. Ne realizzo infiniti, tanti quanto erano le possibilità di scoprire se stessa, obiettivo che si poneva con insistenza e apparente ossessione. Si approfittava, infatti, in maniera sorprendente dei riflessi e degli elementi che incontrava nella vita di tutti i giorni per realizzare fantastiche composizione in cui incorporava la sua figura. Ed infine “Colori”, a partire dal 1965, la Maier inizia a sperimentare la fotografia a colori, accompagnando questo passaggio da un cambio tecnico. Comincia, infatti, a utilizzare al posto della Rolleiflex una Leica.  Per il dopo mostra: http://www.gustandomagazine.it/aperitivi-arte-art-white-night/

Informazioni:

Palazzo Pallavicini

Via San Felice, 24

Bologna

Orari di apertura:

Da giovedì a domenica dalle 11 alle 20

Apertura festività: 25 aprile e 1 maggio

Biglietto d’ingresso:

Intero 13 euro

Per maggiori informazioni: http://www.palazzopallavicini.com/

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