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Lana di pecora con colori naturali

Pecora Cornigliese è originaria dell’Emilia Romagna più precisamente dell’Alto Appennino parmense, le sue origini risalgono al ‘700, quando i Borboni ordinarono di incrociare le pecore della zona di Parma con pecore di razza Merinos della Spagna, così da ottenere capi in grado di produrre lana pregiata. Ai giorni d’oggi purtroppo questa razza in via di estinzione ma negli ultimi anni ci sono persone che cercano di salvarla ed una di queste è Carla Campanini di Coenzo di Sorbolo. La lana di pecora Cornigliese se trattata in modo adeguato come ribadisce Carla – ha una qualità, che opportunamente valorizzata permette di realizzare capi pregiati. Carla dopo una vita passata a fare la lavoratrice autonoma (segretaria) per diverse aziende, oltre a provenire da una famiglia che viveva in campagna, da quando è andata in pensione ha iniziato a seguire la sua passione, quella di creare oggetti con la lana di pecora. Il tutto inizia nel 2009 con un progetto sulla pecora Cornigliese della Provincia, durante la “Festa di Guastalla”, dove è iniziata l’avventura nel capire come poter riutilizzare la lana degli allevatori che dovevano pagare lo smaltimento di questa materia. La collaboro con l’Assessorato all’Agricoltura della Provincia di Parma, è nata dentro al progetto Biodiversità “Profilo Nobile Pecora Cornigliese”. Questo si occupa del recupero e la  valorizzazione di questa antica razza, a triplice attitudine (carne, latte, lana), originaria dell’alto Appennino Parmense, che lega il suo nome a Corniglio. Attualmente è allevata nell’Appennino Parmense nell’area dei Parchi Regionali, da allevatori locali. Carla da questo momento ha iniziato una ricerca per poter cambiare il suo destino attualmente l’animale è usato solo per produrre carne, di latte non ne fa molto, e una parte della lana viene utilizzata in bioedilizia. Carla realizza manufatti dando valore a un prodotto considerato scarto, invece ha una storia millenaria, nel passato veniva utilizzata per fare tappeti, cuscini, materassi. scialli e maglioni un pò rustici per difendersi dal freddo invernale. Si, la lana è un pò rustica, ma con un pò di ricerca si potrebbe studiare per utilizzarla nel modo migliore anche combinandola con altri filati, sarebbe bello che un designer o stilista di moda cominciasse a studiare come poterla utilizzare e creare qualcosa di moderno. Da questa lana si possono produrre due tipi di filati: uno cardano e uno pettinato. Il primo è una lavorazione rustica, invece il secondo è decisamente più morbido, pur mantenendo caratteristiche di rusticità. Bisogna anche ricordare che la lana viene colorata con colori naturali ricavati da prodotti del territorio come: le foglie delle vite, il vino lambrusco, ricci di castagno, melo cotogno, foglia di fico, ricci di castagno. “Ho scelto di colorare – dice Carla – in modo naturale, per riprendere vecchie tradizioni e perché i colori sono più belli ed ogni capo diventa unico realizzandolo con queste tecniche, che permettono di ottenere infinite e meravigliose sfumature”. Il suo obiettivo oltre a produrre tappeti, borse e quello di poter trovare qualcuno nel mondo delle manifatture che credesse in questo progetto per creare dei filati in modo da mettere in piedi una economia di territorio e di filiera per salvare questo animale dalla sua estinzione oltre a quello di salvaguardare la storia del territorio Appennino parmense. L’utilizzo dei colori naturali, viene dalla sua passione per fiori ed erbe. Produrre la lana non è facile perché ogni due volte all’anno l’animale deve essere tosato e produce circa 6 chili di lana procapite, poi deve essere lavata e cala della metà e poi avviene la selezione la migliore viene utilizzata per fare filati, una parte verrà destinata alla bioedilizia ecosostenibile e anche per fare concime, poi c’è tutto il lavoro per dargli colore e fissare il colore utilizzando sale, aceto e allume (oltre a quello di render più brillanti i colori). Questo è un vero lavoro artigianale, che dovrebbe essere salvaguardato, basterebbe che ci fosse qualcuno che studiasse e trovasse gli interlocutori interessati a realizzare una filiera, in un paese normale dovrebbe essere l’ente pubblico, ma in questo paese speriamo in un privato che gli piace rischiare e che ci tenga alle tradizione che hanno fatto grande questo paese e per valorizzare il made Italy. Il marito di Carla l’aiuta restaurando dei vecchi telai per fare i fiori di decoro altra tradizione delle case dei contadini. Salvaguardare e valorizzare la pecora Cornigliese con colori naturali, aiuta un territorio, potrebbe creare lavoro, salvaguardare un ambiente, e le tradizioni contadine. Carla è iscritta anche all’Associazione “Coordinamento Tessitori” e dell’Associazione degli “Agricoltori e allevatori custodi”, della Provincia di Parma. Durante gli eventi dove partecipa per la dimostrazione della lavorazione ho preparato dei pannelli,  che illustrano il percorso effettuato con il filato di questa lana e che porto con me nelle manifestazioni a tema, per diffondere la cultura delle antiche tradizioni, che proiettate nel mondo d’oggi, possono essere riprese con semplicità, vedi maglia con le dita, manualità che insegno durante le manifestazioni a cui partecipo.

Informazioni:

Carla Campanini

Coenzo di Sorbolo

Tel.: 0521.699179

Maurizio Ranucci
direttore responsabile
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