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Monte delle Vigne e Labirinto della Masone

Il 10 febbraio 2018, il più grande labirinto esistente “Labirinto della Masone di Franco Maria Ricci”, nei pressi di Fontanellato (PR), – un percorso di oltre 3 chilometri all’interno di una struttura composta interamente di piante di bambù  appartenenti ad una ventina di specie diverse e alte tra i 30 centimetri e i 15 metri – riapre le porte di un universo naturale incantato eppure concreto, fatto di mostre, eventi e sapori, grazie alla ristorazione dello Chef Massimo Spigaroli. L’ideale filo di Arianna in versione emiliana fuoriesce dall’intrico dei viali verdi e delle finte vie di fuga per guidare gli esploratori della Food Valley verso la cantina Monte delle Vigne di Ozzano Taro. All’interno di un contesto impareggiabile tra il Parco Regionale Boschi di Carrega e il Parco Fluviale del Taro, e nota a livello internazionale per aver rivoluzionato la tradizione del frizzantino aprendo le porte a un nuovo concetto enologico legato ai vitigni autoctoni esaltati dal terroir e da una grande cura in vigneto, Monte delle Vigne non è una cantina come tutte le altre. Le visite e le degustazioni guidate dal martedì al sabato nell’arco di tre turni, permettono di entrare nel mondo di Andrea Ferrari e Paolo Pizzarotti e di vini pluripremiati come “Nabucco”, “Callas”, “Sogni”, “Argille”, “Poem”, “I Calanchi” e “I Salici”. Assaporare e acquistare il vino nel suo luogo d’origine diventa un modo per immergersi totalmente in una filosofia fondata su valori come l’autenticità, originalità nell’ambito del vino e del lambrusco, l’eccellenza e la sostenibilità. A pochi chilometri da Ozzano Taro, il Museo della Pasta e il Museo del Pomodoro, all’interno della Corte di Giarola a Collecchio (PR), ripercorrono la storia di due dei grandi protagonisti della tavola italiana, nell’ambito del più ampio circuito dei Musei del Cibo della provincia di Parma. Dalle caratteristiche del grano alla macinazione, fino alla preparazione casalinga della pasta fresca e alla nascita dei pastifici industriali ottocenteschi, l’itinerario si snoda idealmente attraverso un percorso tricolore, in cui il rosso non può che essere quello del pomodoro, alimento sbarcato in Europa e in Italia nel ‘500 e diventato col tempo uno dei cardini della cucina del Belpaese, ritratto in cartelloni pubblicitari d’epoca e inscindibilmente legato al concetto e alla tradizione della conserva.

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