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Una storia, una città e il ristorante “Diana”

Bologna – Da studente universitario quando andavo a Bologna e quando passavo davanti alla vetrina del “Diana”, dove c’era sempre in vista del buon cibo: la mortadella gigante di Alcisa, funghi, tartufi e cambiava sempre in base alla stagione e con dietro a questo quadro i camerieri con giacca bianca e il tovagliolo nel braccio sinistro, che servivano la gente che mangiava. Ogni volta che ci passavo davanti ne rimanevo affascinato, le immagini che  si vedevano mi ricordavano quei film italiani dove veniva proiettato il pranzo domenicali con tutta la famiglia al ristorante. Tutto questo per ricordare il ristorante “Diana” di Bologna che dopo un periodo di restauro ha riaperto i battenti.

       A sinistra Mauro Bassini – a destra il libro edito da Minerva

Abbiamo incontrato l’Autore Mauro Bassini per ricordare questo ristorante storico di Bologna aperto nel 1909 ha realizzato “Diana – Bologna in un ristorante” edito da Minerva (18 euro). Possiamo dire che in questo ristorante amato e contemporaneamente odiato che il bolognese sempre pronto a criticarlo ma anche prenotare un tavolo, e sempre pronti a difenderlo nei momenti difficili, ha fatto la storia di Bologna, qui sono passati mille personaggi, dallo sport, politici, attori, registi, banchieri, vari personaggi della curie. Potrebbe essere scritta anche una commedia su questo ristorante, perchè è stato un vero palcoscenico tra storie, persone, immagini che mettono in luce, il carattere profondo della città. Nei vari tavoli che si trovavo all’interno del locale si sono fatti affari, salvato banche, nel periodo dell’occupazione tedesca i partigiani fecero un’attentato, mettendo una bomba sotto un tavolo, ma sbagliarono, perché quel giorno i tedeschi avevano cambiato tavolo.

Eros Palmirani, direttore e comproprietario del Diana, mostra la chiave con la quale ogni giorno carica lo storico orologio che pende dal soffitto del locale (foto di Gianni Schicchi, dal volume “Diana, Bologna in un ristorante“, Minerva edizioni).

Durante il periodo bellico era frequentato sia da fascisti, che da politici oppositori, perché non gli è stata mai data una collocazione, la cucina come si dice spesse volte è apolitica, come ci racconta l’autore Mauro, “l’idea di fare un libro su questa istituzione bolognese, è iniziata nel 2017 quando il locale ha rischiato di essere chiuso. Perché uno dei proprietari di una parte dei muri, voleva affittare ad altri, perciò comunicò la decisione irrevocabile di non rinnovare il contratto d’affitto. La parte restante, ristrutturata, costituisce il nuovo locale, con ingresso solo da via Volturno.

Silvano Librenti, nuovo chef del “Diana” (Foto di Gianni Schicchi dal volume”Diana, Bologna in un ristorante”, Minerva edizioni).

Da 130 posti a sedere. si è passati a 90 posti. E’ rimasto identico a quello del passato, con il suo orologio i camerieri sono sempre nella stessa divisa classica. Nella lunga vita del ristorante, nel ’73 fu acquistato da Ivo Galletti, che nel 1945 dopo la guerra, assieme al fratello Gino Galletti, e all’amico Rino Brini, figlio di uno dei dipendenti del salumificio Ulisse Colombini, ha fondato la società Alcisa (Azienda Lavoratrice di Carni Insaccate Salumi e Affini).

Il bollito mistro è tra i più celebri piatti del “Diana” (Foto di Andrea Samaritani dal volume“Diana, Bologna in un ristorante”, Minerva edizioni).

Il locale è stato la sede di alcuni Istituti della cucina bolognese, frequentato da molti personaggi pubblici di Bologna e nazionale e internazionale come Enzo Biagi, Gazzoni il Presidente del Bologna che fu contestato dai tifosi nel locale, Indro Montanelli che insieme a Giancarlo Mazzuca fecero nascere il progetto del quotidiano “La Voce”. Come ricorda l’autore Mauro, l’elenco delle persone che sono passate in questo luogo bolognese riempie 8 pagine. I libro è pieno di aneddoti che ricordano episodi curiosi successi all’interno del ristorante e davanti al famoso carrello dei bolliti con le sue salse. Altro personaggio carismatico è Eros Palmirani direttore e comproprietario del locale, che dal’59 è stato prima come dipendente, oggi titolatre. Il ristorante “Diana” è stato presente tra i ristoranti che la Guida Michelin consigliava per la cucina tradizionale Bolognese per oltre 30 anni: dal 1953-1954 fino al 1987. Nell’edizione dell’88 non era presente, e questo episodio fu un caso quasi istituzionale per la città, il direttore Palmirani andò a Milano dalla Michelin a protestare e i politici (il Presidente della Fiera Dante Stefano in particolare) si limitarono a protestare ufficialmente. Con la nuova apertura il cuoco dopo quello storico Mauro Fabbri, adesso è Silvano Librenti, che per diversi anni è stato il secondo del precedente. Un cuoco con una grande passione della cucina Bolognese, ma attento alle cotture e all’utilizzo dell’olio e per 30 puntate ha partecipato alla trasmissione della Clerici “La prova del cuoco”. Alcuni personaggi che si sono seduti sui tavoli del “Diana”: Italo Cucci, quando è stato il direttore del Resto del Carlino, Edoardo Raspelli il primo a ritenerlo il miglior locale della cucina bolognese.

Chi è Mauro Bassini?

Mauro Bassini, 65 anni, bolognese, giornalista. Da quarant’anni scrive sui quotidiani del gruppo il Resto del Carlino – La Nazione – Il Giorno. È stato capocronista, caporedattore centrale e vicedirettore.  È autore di diversi libri pubblicati da Minerva, tra i quali ‘Nosterchef’ e ‘Nosterchef 2018’, ampie guide ai ristoranti e trattorie di Bologna e provincia.

Di che cosa sei goloso?

Delle tagliatelle al ragù. Insieme a 5 amici abbiamo fondato il “Club” su questo meraviglioso piatto.

Dove si mangiano in città, le migliori?

Alla “Trattori Bertozzi”, “Al Cambio” e “Osteria Bottega”.

Come deve presentarsi il piatto di un buon piatto di tagliatelle al ragù?

Deve essere pulito e unto il giusto.

Il libro viene arrichito dalle testimonianze di Pupi Avati, Giorgio Comaschi, Italo Cucci e Edoardo Raspelli. 

 

Maurizio Ranucci
direttore responsabile
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